Grandi trasformazioni lungo il canale Candiano !
21 maggio 2010
Qualche tempo fa il Comune di Ravenna ha dato l’incarico ad un prestigioso
professionista di coordinare e “accelerare” gli interventi di valorizzazione
delle aree che si affacciano sul canale Candiano, come prevede il Regolamento
Urbanistico Edilizio.
Un programma varato da tempo e che ha già consentito la realizzazione di
diversi grandi condomini ben visibili da via Trieste e che speravamo di non
dover vedere più.
Il professionista ha evidentemente lavorato bene perché di recente sono stati
presentati due importanti progetti di valorizzazione, uno ad opera della CMC e
uno ad opera di ITER. Certamente ne seguiranno altri (tralascio, per non
allargare troppo il discorso, di parlare dell’ex SAROM su cui ci sono progetti
costruttivi molto ambiziosi,).
I progetti citati prevedono varie tipologie: centri direzionali, commerciali,
residenziali, di intrattenimento. Una nuova colata di cemento per rifare il
volto di una zona vecchia e non più di moda della città.
Ravenna cambierà sicuramente aspetto ( in meglio ? forse, ma più anonima,
conforme ai canoni architettonici di moda adesso e comuni a tante città ) ma
questa riconversione pone alcuni interrogativi a cui è bene non sottrarsi.
Determina nel contempo delle ricadute più che prevedibili sulle strutture
produttive ancora presenti, poche per la verità.
La più nota, perché è di adesso e riguarda 80 lavoratori, è la vicenda della
PANSAC una fabbrica adiacente alle aree che verranno “valorizzate”.
Forse la crisi dell’azienda ha ragioni più complesse e di altra natura, però
risulta difficile non collegare la crisi della PANSAC con la voglia di
realizzare un’appetitosa speculazione immobiliare sull’area dove sorge la
fabbrica, ben inserita nella nuova zona di espansione urbanistica.
Gli interrogativi a cui non ci si può sottrarre sono:
1. Ravenna ha davvero bisogno di questa ulteriore espansione, nelle tipologie
presentate ? Non sembra di cogliere questo bisogno, anzi l’impressione è
che a Ravenna in questi anni si sia costruito moltissimo, troppo per le sue
esigenze e che ci sia una grande quantità di invenduto. Si sente dire di
diversi subfornitori “pagati” dai costruttori con appartamenti e non con
denaro, come invece avrebbero bisogno. Non è un indicatore di un mercato
immobiliare saturo e fermo? Con i prezzi delle case molto alti, l’invenduto è
destinato ad aumentare, complice la crisi internazionale in atto che restringe
il numero dei possibili acquirenti.
2. Se si costruisce tanto e si vende poco, riusciranno le imprese a
sopravvivere o assisteremo a fallimenti o a crisi in una misura tale da
compromettere la stabilità della nostra economia? Ci sono una gran quantità di
esempi di “bolle immobiliari” finite tragicamente. La più nota è quella
americana che a momenti travolge il mondo intero. Ravenna è altra cosa ma anche
le sue risorse per fronteggiare situazioni di crisi sono molto più modeste. E’
una preoccupazione che non può essere in capo solo alle imprese direttamente
interessate ma riguarda tutta la comunità. C’è da sperare che le banche
sappiano far bene il loro mestiere !
3. Il territorio di Ravenna è stato fortemente cementificato in questi anni.
La nostra economia si regge molto, forse troppo, sull’edilizia. Ma è uno
sviluppo sostenibile e duraturo questo che si prefigura o rischia di entrare
in crisi visto che ripropone il proliferare di appartamenti, uffici, negozi ?
Può trascinare nella crisi altri settori, come il turismo ad esempio ?
Bisogna pensare “in grande”, non si devono porre dei limiti allo sviluppo, si
deve guardare al futuro. Queste saranno le risposte, le più benevoli, a
queste osservazioni e certamente non sono del tutto fuori luogo. Se però i
grandi progetti non sono compatibili con le risorse che esprime il territorio,
e queste ultime non ce le possiamo né inventare né sperare che qualcuno ce le
regali, si rischia di costruire delle cattedrali nel deserto e credo che
nessuno lo desideri.
Carlo Zingaretti
Ravennadomani
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