martedì 21 settembre 2010

TOMBAMENTO DEL CANALE CANDIANO ? NO, GRAZIE


A proposito della “ridefinizione della Darsena di città” proposta da “Candiano, domani ?”

A Saturno Carnoli, animatore di “Candiano, domani?”, non si può non riconoscere un profondo amore per la sua città e un ruolo da intellettuale attento e immaginifico.  Le sue proposte,  quasi mai  banali, spesso sono provocatorie e in una realtà “addormentata” come Ravenna fanno fare qualche salutare sobbalzo.
Anche le provocazioni però devono poggiare su delle basi concrete.  La  sua proposta di tombamento parziale del canale Candiano ci sembra che sia un bell’esempio di quanto sopra detto.
Di recente è uscita sulla stampa locale una ennesima “promozione” della sua idea e poiché non la condividiamo, esprimiamo le nostre ennesime ragioni contrarie.
Premettiamo che su un punto  siamo d’accordo:  quando si invoca un processo partecipativo per  la progettazione della darsena di città che, per la rilevanza dell’iniziativa, non può riguardare solo il quartiere interessato.
Siamo in disaccordo quando si propone di tombare il canale Candiano dalla stazione  ferroviaria fino al cimitero, ricavando un “vastissimo parcheggio sotterraneo”,  una strada carrabile sotterranea sopra il parcheggio,  un sottopasso di collegamento con la stazione ferroviaria. Sopra a tutto ciò una  pineta urbana di 12 ettari con una serie di servizi accessori, percorsi,  arredo urbano.
Fra le motivazioni a sostegno di un tale progetto ci sarebbe l’alto costo che avrebbe la bonifica  del Candiano  in presenza di fanghi nel fondale fortemente inquinati.

La  proposta  ci sembra un’evidente provocazione culturale perché stravolgerebbe completamente l’assetto urbanistico “moderno” della città che risale al 1700.
Il canale Candiano, nella sua  forma attuale, è inserito fra i corsi d’acqua di valore naturalistico-ambientale dalla Regione Emilia Romagna ma al là dei vincoli siamo convinti che il canale e quindi l’acqua, siano un valore aggiunto e unico per la nostra città.
Nella lunga storia di  Ravenna non c’è mai stata una pineta in quella zona.
Ma gli aspetti urbanistici e culturali per adesso non li vogliamo approfondire, anche se la simulazione a computer del “grande parco” al posto del canale ci dà un angoscioso senso di spaesamento.
Poiché  si parla di realizzare una pineta in mezzo alla città  c’è un qualche  interesse da parte di  chi è attento all’ambiente e alla natura e allora vogliamo argomentare quanto, a nostro avviso, sia inverosimile sotto questo aspetto e come sia in contrasto con le finalità che vorrebbe perseguire.

Procediamo per punti per essere concisi:
  1. nella parte del Candiano che si vuole trasformare in bosco, confluiscono: il Bidente, il canale Lama, le acque  che provengono dall’idrovora di parco di Teodorico. Bisognerebbe  modificare, fino a stravolgere, l’idrografia di  questa parte di  Ravenna per non parlare  dello stravolgimento del sistema acquifero della falda.
  2. la falda acquifera infatti è  a  circa 1,60 metri dal piano di campagna attuale. La realizzazione del parcheggio avviene quindi in falda. Va realizzata una struttura “galleggiante”  in calcestruzzo e ferro idonea a resistere alle infiltrazioni e alla spinta dell’acqua. Per resistere a ciò si dovrà ancorare la struttura a terreni solidi e renderla di un peso tale da reggere le spinte a cui verrebbe sottoposta, per non dire degli impegnativi e costosi sistemi di pompaggio delle acque necessari per lavorare nel canale ( che deve essere mantenuto vuoto) con grave pregiudizio della stabilità dei terreni e degli edifici circostanti.
  3. la profondità del canale è di circa 6 metri e non  8 metri come viene indicato.  Se  si vuole realizzare solo un piano a parcheggio il “cassone” di calcestruzzo dovrà avere un’altezza di circa 6 metri. Poiché sopra di esso dovrà attecchire una pineta che necessita di un adeguato strato di terreno vegetale, la profondità attuale del canale non è sufficiente. Bisognerà scavare,  fanghi compresi, con la conseguente necessità del loro smaltimento in discarica con costi rilevantissimi. Se  poi si volesse, come sembra di capire,  avere una strada carrabile sotterranea sopra il parcheggio, cioè una struttura su due piani, lo scavo dovrebbe essere molto  profondo.
  4. un “vastissimo parcheggio sotterraneo”  con i sottoservizi, locali tecnici ecc. presuppone l’utilizzo di quasi tutto il tratto tombato, che è di circa 2 km di lunghezza per 60 metri di larghezza. Realizzare il  “cassone” di calcestruzzo non sarà semplice e richiederà una struttura di tutto rispetto dal punto di vista ingegneristico. Una stima approssimativa ci fa dire che occorreranno non meno di 500.000 metri cubi ( cinquecentomila) di calcestruzzo armato con abbondante ferro per una struttura a un solo piano. Se i piani sono due, tutto si incrementa.
  5. per piantare  una pineta, quindi alberi ad alto fusto, sul “cassone” di calcestruzzo quanta terra occorrerà portare ? Bastano 450.000 (quattrocentocinquantamila) metri cubi di terra ?
  6. tralasciamo di considerare tutti i temi della viabilità necessaria per tenere in vita un simile parcheggio, dei dispositivi antincendio, della depurazione dei  gas di scarico, degli altri aspetti connessi alla gestione di tutta la realizzazione. Non entriamo neppure sui costi di realizzazione ( li abbiamo stimati e sono più che consistenti) né sulle possibilità di gestire economicamente una tale “cattedrale” sotterranea.
  7. anche se il “cassone” , quindi il parcheggio, fosse di dimensioni inferiori le problematiche indicate nei punti precedenti resterebbero tutte. Le quantità in gioco sarebbero  diverse anche se una loro riduzione non seguirebbe una proporzionalità lineare. Nel caso di dimensioni inferiori, la parte di canale non utilizzata come parcheggio sotterraneo verrebbe riempita di  detriti e terra. Una prospettiva sconsolante per la sua povertà. 

Quello che potrebbe apparire come un progetto per la Natura, per la Vivibilità  in realtà  è una colossale colata di calcestruzzo e ferro, un riporto rilevantissimo di terreno e uno sconvolgimento idrografico della città.  Si aggiungerebbe alla già rilevante edificabilità prevista lungo la Darsena.

Ravenna forse diventerebbe Capitale  ma non della cultura,  della cementificazione !
E’ meglio bonificare il Candiano e individuare altre  priorità, altri modi per migliorare l’Ambiente e la Vivibilità che richiedono l’apporto di intelligenze, energie  e risorse.

Facciamo anche noi una proposta in tal senso: perché non riportare in parte allo stato originario del 1700 le nostre pinete, integrando  l’attuale sistema ambientale con gli ampi territori limitrofi che si stanno rinaturalizzando, connettendo questo sistema alla città con “percorsi verdi” e attraverso la realizzazione della cintura verde, prevista nei piani urbanistici di Ravenna ma ancora in gran parte non attuata?

Carlo Zingaretti
 Ravennadomani

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